L’articolo di oggi, che segna il ritorno al blog dopo più di un mese e mezzo di assenza, tratta di un argomento che ci riporterà indietro nel tempo in una passeggiata all’insegna dello shopping cagliaritano tra ‘800 e ‘900: le antiche vetrine, sia quelle storiche ormai scomparse, sia quelle tuttora visibili. E non solo…
A cavallo tra il XIX e il XX secolo, quando vennero realizzate le più importanti tra le vetrine lignee che adornavano le vie dello shopping cittadino, ancora non esistevano i grandi centri commerciali cui siamo ora abituati e il commercio si svolgeva essenzialmente nelle strade del centro storico: più o meno le stesse che costituiscono tuttora l’itinerario preferenziale per chi esce a far compere. Ma non erano solo i negozi di abbigliamento o di beni di lusso a esporre le proprie merci in ricche e sontuose strutture di legno: anche le mercerie, le drogherie, le cartolerie, le tabaccherie e molte altre categorie commerciali si avvalevano di strutture imponenti ed eleganti che attraessero i compratori al loro interno.

Via Manno, con le sue vetrine lignee, a cavallo tra ‘800 e ‘900

L’esigenza di realizzare queste opere era dettata anche e soprattutto dall’impossibilità – all’epoca- di modificare le aperture dei pianterreni degli edifici, che nella quasi totalità dei casi riprendevano la distribuzione delle aperture dei piani superiori, per cui i negozi non potevano mostrare le loro merci attraverso le grandi vetrine dalle quali noi oggi possiamo osservare non solo i prodotti in vendita ma anche l’interno dei negozi nei quali vengono venduti. Ecco quindi che le strutture in legno, saldamente ancorate alle murature degli edifici alle quali venivano sovrapposte, servivano non solo ad incorniciare gli ingressi ma anche ad offrire un maggior spazio vetrato nel quale il visitatore poteva osservare il campionario delle merci esposte poi all’interno del negozio.
Gran parte di queste vetrine lignee, anzi la quasi totalità di esse, sono oggi scomparse, eppure si presentavano come strutture di notevole rilevanza e fascino. Tra le più famose e significative vetrine d’epoca si possono ricordare quelle storiche delle due sedi della Cartoleria Dessì: quella in via Manno all’angolo con via Baylle si presentava particolarmente ricca e resa preziosa dalla vetrata curva che avvolgeva l’angolo dell’edificio, sovrastata da un ricco fregio sormontato dal doppio stemma cittadino e da una rappresentazione del dio dei commerci, Ermes, col caratteristico cappello alato. Completava il ricco apparato della vetrina una fila di lampioni rivolti verso le superfici vetrate. La sede del Corso Vittorio Emanuele II, all’angolo con il Largo Carlo Felice, si presentava più sobria ma altrettanto elegante, sempre caratterizzata da un angolo espositivo che fasciava l’angolo dell’edificio, sormontato però da un fastigio bombato di aspetto più modesto rispetto a quello della Via Manno.

Le due sedi della Cartoleria Dessì: a sinistra quella di Via Manno, a destra quella del Corso Vittorio Emanuele II

Vetrina del negozio Bolla, in via Manno

Un altro dei negozi storici fu la Sartoria-Cappelleria Ferrucci, all’angolo tra via Manno e le scalette di via Spano, divenuta poi nel tempo sede del negozio Spatafora e negli ultimi decenni – a seguito di un restauro piuttosto invasivo con ampie sostituzioni delle parti originarie – di un negozio d’abbigliamento ora chiuso.
Sempre nella via Manno, era notevole la vetrina dello storico negozio di Giovanni Bolla, caratterizzata da una vetrata curva (per l’epoca un lusso assai costoso) su ognuno dei lati dell’ingresso alle quali si affiancavano due vetrine rettangolari. Il fregio era decorato con due teste femminili ed era sormontato da un elegante motivo a doppio ventaglio al centro del quale si trovava un’altra raffigurazione del dio Ermes, protettore dei commerci. Particolarmente ricche erano anche le vetrine del negozio di strumenti musicali Francesco Masala, in piazza Yenne, e quella della gioielleria Palladino, all’imbocco della via Manno, subito dopo Piazza Martiri. Erano altrettanto degne di nota le vetrine del negozio Lastretti, della Sartoria Serra e della Sartoria-Cappelleria Ancis, tutte nella via Manno. Più recente nel tempo e prossima allo stile Decò era invece la vetrina de La Rinascente, nel lato prospiciente il Largo Carlo Felice, originariamente sporgente in forma di bovindo sul marciapiede e sormontata dall’ampia pensilina sulla quale poi venne impostata una vetrata sospesa oggi scomparsa. Anche i negozi più piccoli, nelle vie secondarie rispetto alle principali arterie dello shopping, presentavano delle mostre lignee che donavano loro un aspetto decoroso ed elegante, si pensi alle piccole botteghe che affacciano sul tratto di via Università verso la Porta dei Leoni: oggi appaiono come semplici aperture, ma nelle foto d’epoca – seppur riprese da lontano – mostrano ancora le loro piccole vetrine sporgenti sulla strada.

Via Università, in primo piano in basso, con le vetrine in legno

Vetrine de “La Rinascente” appena inaugurata, sul Largo Carlo Felice

Una buona parte delle vetrine lignee d’epoca furono distrutte dai bombardamenti del 1943 e dagli incendi che ne conseguirono, ma nel dopoguerra erano ancora presenti – specialmente nella via Manno – molte delle vetrine lignee scomparse in epoca più recente. Persino la prima sede del grande magazzino UPIM, inaugurato a fine anni ’50, replicava le vetrine d’epoca tra le due aperture d’accesso e ai lati di esse.
Dal dopoguerra in poi, le esigenze commerciali richiesero una sempre maggiore superficie vetrata e i pianterreni degli edifici, come già detto sopra, vennero completamente stravolti non rispettando più i rapporti tra pieni e vuoti che caratterizzano i piani superiori. In seguito a questi ampliamenti degli ingressi dei negozi furono tantissime le piccole vetrine d’epoca che scomparvero per lasciare il posto ad anonime strutture di vetro e acciaio con fredde insegne al neon.

Vetrina in Via Manno

Nonostante la distruzione di buona parte delle vetrine d’epoca, sono comunque molte quelle sopravvissute e giunte quasi intatte ai giorni nostri.
Tra le più antiche si possono apprezzare sicuramente le sei mostre lignee della prima sede della Farmacia Saluz, all’angolo tra la piazza Costituzione e la via Torino: si tratta di cornici lignee ancor oggi dipinte di nero, completate da cimase e impreziosite da volute e dettagli nelle lesene laterali. Nonostante i diversi cambi d’uso dei locali a cui danno luce e accesso, le vetrine sono rimaste pressoché inalterate, se si fa eccezione per la prima sulla facciata di via Torino, recentemente danneggiata dall’incendio di un contenitore per rifiuti.

Vetrine dell’Ex Farmacia Saluz in Piazza Costituzione e in Via Torino

Non distante dalle vetrine dell’ex Farmacia Saluz si trova un altro splendido esempio di vetrina d’epoca, forse la più bella tra quelle ancora presenti in città: oggi ospita la Galleria d’Arte Crobu Inc, e fino agli anni ‘2000 fu la sede di una storica pellicceria. La struttura ha un aspetto di gusto marcatamente liberty ed è composta da un bel portoncino affiancato da due pannelli decorati con un motivo a volute ed elementi vegetali, a loro volta affiancati dalle vetrate. Chiudono la struttura due pannelli più stretti che riprendono i motivi decorativi del portoncino e dei pannelli laterali e che un tempo venivano aperti in quanto al loro interno era presente un ulteriore piccolo spazio espositivo. La parte superiore della vetrina è stata in parte rifatta ma la struttura è quasi totalmente integra nel suo aspetto originario.
Accanto a questa vetrina si trova poi la vetrina dell’Offelleria Tramer (aperta nel 1857), semplice ed elegante nella sua veste esterna e incantevole all’interno per l’arredo d’epoca ancora intatto caratterizzato da alte vetrine espositive decorate con splendidi dettagli a motivi vegetali e impreziosite – al di sopra dell’importante cornicione ligneo – da un elegante balaustrina intagliata sulla quale sono inseriti dei medaglioni decorati a bassorilievo.

La splendida vetrina di via Mazzini nel 2013, subito dopo il restauro

Percorrendo la via Manno, si possono incontrare ancora alcune importanti vetrine d’epoca: si comincia con quelle più recenti – risalenti al dopoguerra – della Libreria Cocco, ora Caffè Letterario (che sostituirono le mostre di matrice liberty della Cappelleria Ancis) per poi incontrare la semplice mostra dipinta in nero del negozio sito al numero 44 nella quale gli spazi vetrati ai lati dell’ingresso sono ora utilizzati per l’esposizione dei pannelli pubblicitari; poco oltre, ai lati del portale della Chiesa di Sant’Antonio Abate, le vetrine lignee di due gioiellerie sono ancora incorniciate da strutture lignee. A sinistra della chiesa, la vetrina della gioielleria “Il Guscio” si presenta con un aspetto più recente – in sostituzione della vetrina originaria – ma comunque ispirato ai modelli lignei originari mentre la vetrina a destra della chiesa, che incornicia l’ingresso e le vetrate della gioielleria Podda-Sorrentino, è ancora quella originaria della fine dell’800, caratterizzata da un’elegante struttura in legno decorata nella parte superiore con delicati motivi fitomorfi e nei pannelli ai lati dell’ingresso con medaglioni floreali.

La Vetrina al numero 44 di Via Manno, ieri e oggi

Le vetrine delle gioiellerie ai lati della Chiesa di Sant’Antonio Abate, in via Manno

La vetrina dell’attuale gioielleria “Il Guscio” in una foto d’epoca

Sempre in via Manno, poche decine di metri più in basso, al numero 86, fanno ancora bella mostra di sé i pannelli lignei di un’antica vetrina che oggi incornicia l’ingresso ad un negozio di abbigliamento per bambini e quello agli appartamenti dei piani superiori: i pannelli sono decorati con un motivo mistilineo e con lievi dettagli vegetali, e con l’incisione di due colonne, una sormontata da un globo e l’altra da tre melagrane; il fregio presenta ancora i due medaglioni laterali originari ma è stato originalmente rivestito con dei pannelli colorati che donano un aspetto festoso pur senza rovinare l’assetto generale della struttura.
Di fronte a questa vetrina si trova la più imponente tra quelle della via Manno: quella dell’ex Sartoria-Cappelleria Ferrucci, poi negozio Spatafora e poi Carieri & Carieri. Attualmente non è presente nessuna attività commerciale. La struttura avvolge l’angolo dell’edificio tra via Manno e le scalette di Via Spano, offrendo un doppio ingresso ai locali, ed è decorata ai lati con pannelli a cassettoni geometrici e motivi vegetali. Al di sopra delle superfici vetrate è presente un ampio fregio che da sempre ha ospitato le insegne dei negozi che si sono succeduti nel locale commerciale. Il fregio è concluso da una trabeazione aggettante sormontata da un ulteriore spazio vetrato, corrispondente al mezzanino del locale commerciale, realizzato in forma di trifora sul lato di via Manno e monoforo nel lato delle scalette di via Spano: tra questi spazi vetrati sono intagliati elementi decorativi a drappi e dettagli vegetali ce sostengono un cornicione ligneo su mensoline. L’intera struttura era originariamente dipinta in nero, e l’angolo ospitava le insegne pubblicitarie, oggi la vernice scura è scomparsa per mostrare il legno a vista e nell’angolo non sono più inserite le insegne bensì le solite scritte con lo spray che ne deturpano l’aspetto.

La vetrina al numero 86 di Via Manno

La vetrina dell’ex Sartoria Ferrucci oggi e in due immagini d’epoca

All’angolo tra la via Manno e il Largo Carlo Felice, dove oggi si trova un punto vendita di telefonia, è ancora possibile osservare dei dettagli bronzei di un’antica vetrina liberty. Qualche decina di metri più in basso nel Largo Carlo Felice, la gioielleria Savona mostra ancora la sua vetrina di inizio ‘900, ed è un caso ormai unico in tutta Cagliari: non si tratta di una struttura lignea come le altre oggi sopravvissute, bensì di una struttura interamente realizzata in metallo, probabilmente in origine dipinta in tinte chiare, oggi rivestita da un’elegante tonalità scura.

Vetrina della Gioielleria Savona

Oltrepassato il Largo, si può fare una passeggiata nell’altra arteria dello shopping di fine ‘800: il Corso Vittorio Emanuele II. Qui si possono vedere ancora alcuni esempi di mostre in legno, anche se questo materiale non è l’unico col quale vennero realizzate le vetrine… La prima a presentarsi alla vista, grazie anche alla brillante tonalità di verde con la quale è dipinta, è quella al numero 71 e che oggi funge da ingresso alla pizzeria ZeroZero. Si tratta di una cornice di gusto liberty sia nella forma sia nel semplice ma gradevole apparato decorativo a motivi vegetali, inoltre è interessante per l’aver conservato ancora intatti gli scuri rimovibili che proteggono i vetri della porta d’ingresso. Si tratta di elementi sui quali torneremo più avanti per ampliare il discorso sugli ingressi dei locali artigiani e commerciali.
Di gusto tardo-neoclassico della fine dell’800 è anche la vetrina del locale commerciale al numero 118, da sempre sede di gioiellerie, oggi purtroppo sfitto. La vetrina è stata restaurata e ridipinta nel suo verde originario mantenendo però il contrasto cromatico con i motivi decorativi a foglie d’alloro al centro dei quali erano ospitati dei lampioncini oggi sostituiti da normali lampade da esterno.
Sempre nel Corso si possono ancora osservare altre mostre lignee, riadattate agli usi attuali dei locali di cui fanno parte, ad esempio quella al numero 103. Come abbiamo anticipato in precedenza, il legno non è l’unico materiale col quale vennero realizzate le mostre dei negozi: nel Corso esiste ancora una struttura in pietra, ispirata ad un gusto già Decò nei dettagli degli architravi e delle grate in ferro oltre che nella forma dei semplici capitelli, che nella sua composizione architettonica richiamante le finestre serliane integra in sé l’ingresso alle abitazioni del piano superiore, l’ingresso del locale commerciale ed una vetrina ad esso affiancata. Un altro caso unico nel panorama delle antiche vetrine cagliaritane.

Tre vetrine del Corso: quella liberty al n.71, quella neoclassica al n.118 e quella decò al n.114

Vetrina al n.54 di Via Lamarmora

Nella via Garibaldi, il cui sviluppo commerciale è più recente rispetto alle vie Mazzini e Manno, al Largo, al Corso e alla via Roma (quest’ultima però priva di vetrine lignee in quanto i negozi vennero concepiti da subito con aperture più ampie chiudibili con serrande), vi sono due casi di vetrine degne di attenzione: la prima è quella del tabacchino sito al numero 4, il cui ingresso è formato da una struttura risalente agli anni ’20-’30 composta da due vetrine in forma di bovindi ai lati della porta d’ingresso e da una trabeazione nella quale è ancora presente l’iscrizione originaria “Tabacchi – Profumeria. L’altro caso risale al secondo dopoguerra ed è la vetrina della storica “Casa del Pantalone”, oggi non più in attività. Pur se recente, risale infatti agli anni ’50-’60, è ispirata ancora alle vetrine di fine ‘800 con l’esposizione delle merci esterna rispetto al negozio in piccole vetrine ai lati delle aperture dell’edificio in cui è ospitata.

Mostra della Rivendita Sali e Tabacchi n.14

Non furono solo le principali vie del commercio cittadino ad essere abbellite da vetrine in legno: sono diversi gli esempi anche nelle strade considerate secondarie dal punto di vista commerciale, e in ogni quartiere è possibile osservarne diversi esempi. In Castello è degna di nota una caratteristica mostra lignea della via Lamarmora, formata da due vetrine laterali affiancanti un portoncino con scuri rimovibili sovrastato da un fregio dalle forme ancora liberty pur con un partito decorativo a motivi geometrici di chiara matrice decò.
Nel quartiere Marina sono due gli esempi più interessanti di mostre lignee: il primo è rappresentato dall’ingresso alla Rivendita Sali e Tabacchi numero 14, caratterizzato da un ingresso affiancato da pannellature in legno decorate con motivi vegetali a foglie d’alloro di gusto squisitamente liberty. L’altro esempio notevole è sito al numero 17 di via Torino ed è anch’esso decorato con dettagli lavorati in forma di foglie di alloro e motivi geometrici incisi nei pannelli laterali e nei due triglifi lignei sui quali oggi sono montati due semplici lampioncini in sostituzione di quelli sicuramente più ricchi che dovevano arricchire la struttura in precedenza e visibili purtroppo soltanto in lontananza nelle poche foto d’epoca che immortalano la via Torino agli inizi del ‘900.

Via Torino a fine ‘800 e la mostra lignea al n.17

Vetrina nel Vico Garibaldi

Nel quartiere Villanova è possibile osservare anche un’interessante piccola vetrina posta nello stretto Vico Garibaldi, in prossimità della Piazza San Domenico: è l’unico elemento superstite di un più ricco apparato ligneo che doveva incorniciare le aperture del locale commerciale di cui è parte, ed è decorata con volute formate da foglie d’alloro con bacche sopra le quali doveva trovarsi una cornice lignea oggi scomparsa. Ancora nel quartiere Villanova è presente una vetrina di gusto liberty nella via Satta, inserita in un edificio degli anni ’30 ma realizzata con elementi più antichi provenienti da altri locali commerciali e rimontata con uno squisito gusto antiquario dalla proprietaria dell’Erboristeria San Giacomo, di cui oggi la mostra lignea costituisce l’ingresso. La struttura è formata da due vetrine laterali sulle quali si trovano altre due vetrine più piccole, a loro volta sormontate da una trabeazione realizzata riunendo volute lavorate con motivi decorativi vegetali (di cui una, la prima a sinistra, si presenta più lunga perché decorata con un bocciolo di rosa intagliato) e da pannelli incisi con decorazioni lineari di gusto spiccatamente liberty. Al centro si trova l’insegna a caratteri gotici dipinta in verde sul legno vivo. Originariamente l’intera struttura era stata rimontata nella via San Giacomo, dalla quale l’Erboristeria prese il nome, per seguire poi il negozio nella sua nuova sede di via Satta.
Un’altra mostra realizzata con un’attenzione antiquaria per il dettaglio è quella del Caffè Libarium Nostrum nella via Santa Croce, ispirata alle mostre lignee e formata da due colonne visibilmente recenti sovrastate da un timpano nel quale è stato di recente inserito un putto scolpito in legno proveniente da una struttura più antica.

Vetrina dell’Erboristeria San Giacomo, in via Satta

La prima sede della Cappelleria Martello

Oltre alla già citata Offelleria Tramer, vi sono altri due locali commerciali – insigniti del titolo di Negozio Storico Cittadino – che presentano la particolarità di aver mantenuto ancora intatte le strutture espositive interne. Si tratta della storica Cappelleria Martello di via Sassari e della Rivendita Tabacchi n.11 di Piazza Costituzione.
La Cappelleria Martello aprì i battenti nella sede originaria del Corso Vittorio Emanuele II nel 1905, e le immagini d’epoca ci rendono una testimonianza di come si presentasse la vetrina del negozio: un ingresso principale con piccola vetrina laterale, affiancato da due vetrine più ampie richiudibili con pannellature lignee sopra le quali erano inserite le insegne del negozio. Negli anni ’30 il negozio cambiò sede e venne trasferito nel negozio di Via Sassari che, come dicevamo poc’anzi, è ancora uno dei pochi esercizi commerciali a presentare le originarie strutture lignee per l’esposizione interna delle merci. L’interno oggi è stato ravvivato dal restyling curato dallo studio Gamassi, ma nessuna parte di esso è stata stravolta: i dettagli sono stati mantenuti intatti e le scaffalature, le vetrine e i banconi sono ancora rivestiti dalla vernice originaria in tonalità calde, alle quali il tempo ha donato il fascino del suggestivo. Gli spazi espositivi sono formati da vetrine a giorno alternate ad armadi ciechi e specchiere, il tutto avvolto dalla bellissima atmosfera da Belle Epoqué che ancora vi si respira. La vetrina esterna, più semplice rispetto al fascinoso interno del negozio, è anch’essa originaria, seppur non presenti le stesse finiture in vernice smaltata degli interni.

L’esposizione interna della storica Cappelleria Martello

Gli interni della Rivendita Tabacchi n.11

Anche la Rivendita Tabacchi n.11 presenta vetrine a giorno dipinte nell’originaria calda tonalità beige, rimasta invariata nel tempo. Le strutture espositive occupano i due lati lunghi del negozio e la parete di fondo, e sono completate dal bancone anch’esso originario dei primi del ‘900. Anche in questo locale commerciale il tempo sembra essersi fermato, nonostante gli adeguamenti resi necessari dallo sviluppo delle attività al suo interno. Una rivendita tabacchi simile, con scaffalature a giorno laccate in tonalità calde, era presente sino agli inizi degli anni ‘2000 al n.1 della via Lamarmora, ora il locale è sede di uno studio d’arte.
Fin qui si è parlato di mostre lignee concepite per l’esposizione delle merci all’esterno dei negozi, e dunque di strutture completate da parti vetrate. Ma non sono i soli esempi di ingressi di attività commerciali presenti nel centro cagliaritano. Sono numerosi, come già anticipato, i portoncini delle attività commerciali e artigiane con i battenti chiusi da scuri rimovibili a protezione dei vetri durante gli orari di chiusura.
Uno degli esempi più importanti di questa tipologia di portoncino vetrato è quello del locale di via Lamarmora 71 dove oggi è ospitata l’Officina Frau-Georgi e che in origine – come testimonia anche l’insegna ancora presente sopra il portone – ospitava un salone di barberia, al quale succedettero un salone di parrucchiera e un negozio di floricultura. Gli scuri venivano rimossi durante il giorno per poter consentire da un lato l’illuminazione naturale del locale e dall’alto per offrire ai clienti di passaggio la possibilità di osservare dall’esterno le attività che si svolgevano all’interno del locale o i prodotti che vi venivano realizzati e messi in vendita (in caso di locali artigiani).
Grazie all’ospitalità concessa dalla titolare dell’Officina Frau-Georgi mi è stato possibile fotografare anche l’originario sistema di chiusura degli scuri: si tratta di tasselli di ferro a sezione cilindrica, quadrata o rettangolare che vengono inseriti dall’esterno nella parte bassa degli scuri e che vengono tenuti fermi dall’interno grazie all’inserimento di una piastrina di ferro attraverso una scanalatura praticata nell’asta del tassello. Tale precauzione rendeva impossibile lo spostamento degli scuri una volta agganciati ai supporti posti nella loro parte superiore e consentiva così di proteggere i vetri del portoncino e il locale stesso dalla possibilità di furti. Talvolta completava il sistema di chiusure una sbarra di ferro chiudibile con lucchetti, come nel caso del portoncino analogo a quello di via Lamarmora e sito nel locale al n. 39 di via Canelles dove un tempo era ospitato il caratteristico “Teatrino delle Mani”.

Il portoncino dell’Officina Frau-Georgi e un dettaglio del sistema di chiusura degli scuri

Esempi notevoli di questa tipologia di portoncini si possono osservare anche al numero 1 di Via San Giuseppe, al numero 2 di Via Eleonora d’Arborea, nella via San Giovanni al n.174 (dove oggi ha sede l’enoteca “Perla de Janas”) e al numero 18 della via Sant’Efisio. In tutti i casi si tratta di portoncini di ex attività commerciali o artigiane che non necessitavano di uno spazio espositivo su strada, come ad esempio botteghe alimentari, o saloni di barberia, o ancora sartorie…

Portoni di locali in Via Canelles, Via San Giovanni, Via Eleonora d’Arborea e Via San Giuseppe

Portoncino di locale in via Barcellona

Esistono poi parecchi esempi di portoncini più piccoli sempre chiusi da scuri esterni a protezione dei vetri in tantissimi ex-locali artigiani e commerciali del centro storico, oggi restaurati per essere trasformati in abitazioni a pianterreno oppure resi nuovamente funzionali a scopi commerciali. Tra tutti colpisce per l’eleganza un portoncino sito nella via Barcellona i cui scuri sono stati realizzati come finte persiane arricchite con lievi elementi decorativi a motivi vegetali. Il caso più interessante è però costituito da un piccolo portoncino ancora visibile al numero 40 di Via San Lucifero, presentante ancora i tasselli e le cerniere originarie di inizio ‘900, caratteristiche per la lavorazione in ferro battuto. Tutti i portoncini più piccoli non vanno però confusi con un alto elemento caratteristico delle abitazioni a pianterreno del centro storico cagliaritano, le Mesuportas, alle quali sarà dedicato un prossimo articolo (anche se ora che sono stati citati se ne parlerà in anticipo in altre pagine Fb non associate al mio blog ma che da esso prendono spesso spunto). Si tratta dei piccoli portoncini vetrati chiusi da scuretti interni (dunque con il vetro a vista anche nelle ore notturne), caratterizzati dalla possibilità di aprire solo la parte superiore per consentire l’affaccio all’esterno degli abitanti della casa e spesso proprio per questo completati da un piccolo davanzale ligneo su ciascuno dei due battenti sul quale potevano poggiare i gomiti coloro i quali si affacciavano dall’interno.

Portoncino di locale commerciale/artigianale in via San Lucifero e dettagli delle finiture in ferro battuto

Portoncino in via Sulis 9

A riprova dello scopo commerciale dei portoncini chiusi da scuri esterni anche in epoca più recente si può citare il portoncino al numero 9 di Via Sulis che mostra ancora, in uno degli scuri, un vecchio cartello con l’avviso delle attività di scarico merci nello spazio antistante il portoncino.
Per completare il post si devono poi citare anche le finestre dei locali commerciali chiuse da scuri esterni e che venivano talvolta utilizzate anche come vetrine per le merci in vendita all’interno. Se ne trovano ancora alcuni esempi in via Sant’Efisio e in via Azuni, in via Iglesias, in via San Giovanni (accompagnate all’analogo portoncino) e nella parte terminale del Corso Vittorio Emanuele II.
Il post di oggi è risultato particolarmente lungo e prolisso, ma forse è normale dopo la protratta assenza nell’ultimo mese e mezzo; spero comunque non sia stato particolarmente pesante nell’esposizione e abbia riscosso il vostro apprezzamento.
Di seguito potrete vedere un video con tutte le vetrine e i portoncini di cui si è parlato e con tanti altri ancora… Una buona visione.

Breve nota legale: per la stesura del testo è stato necessario nominare i negozi ai quali le vetrine appartengono attualmente. Ciò è fatto senza alcun fine commerciale/promozionale ma solo per completezza espositiva e per correttezza verso i proprietari delle attività commerciali.
Tutto il materiale fotografico non d’epoca, il video e il testo sono tutelati dal plagio e registrati al C.N.N. con prove di paternità e marcature temporali.




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