Il post di oggi parla di oggetti che tutti abbiamo notato, a volte chiedendoci a cosa servissero, altre volte scambiandoli per i sostegni dei portavasi, altre ancora perché può essere capitato di inciamparci sopra. E ve lo assicuro per esperienza personale: può succedere!
Si tratta (detto in cagliaritano) dei “Limpia-buttinus”, altrimenti noti col meno pittoresco ma più efficace nome di “Netta-scarpe”. Sono oggetti la cui funzione è perfettamente espressa nel loro nome e, pertanto è facile trovarli in quelle strade che un tempo si trovavano in periferia o a stretto contatto con altre strade non ancora lastricate o asfaltate, dove era facile ritrovarsi con le suole infangate o in ogni caso sporche e dove quindi era necessario avere uno strumento adatto a pulirle prima di mettere piede in casa. L’utilizzo era semplice: si passava la suola infangata sulla parte superiore del netta-scarpe, leggermente affilata, fino alla completa pulitura della suola. Questo sistema era efficace in passato, quando le suole erano quasi completamente lisce: oggi, con le suole antiscivolo e quelle a carro armato, anche il netta-scarpe può fare ben poco, soprattutto perché le strade oggi sono tutte asfaltate e ciò che capita di calpestare non è più semplice fango, ma si tratta di bisogni di cani che padroni ineducati “dimenticano” di raccogliere o gomme masticate… Come dicevo, l’uso è facile e non necessita di dimostrazioni, ma è comunque ben spiegato in questo brevissimo frammento tratto dal cartone animato “Lovely Sara”, del 1985:
Fondamentalmente i Limpia-buttinus si dividono in due categorie: quelli ancorati al manto stradale e quelli fissati alle murature degli edifici. Cagliari è ben fornita di esemplari di entrambe le categorie.
Ciò che è interessante osservare in questi manufatti è l’evolversi delle fogge in base al variare del gusto costruttivo e decorativo degli edifici nei quali sono inseriti. Si tratta di oggetti che non possiedono un vero e proprio valore artistico, ma sono apprezzabili dal punto di vista artigianale e soprattutto per il loro valore storico, come testimonianza di un tempo in cui si rispettava la regola del pulirsi i piedi prima di entrare in casa (e specialmente in casa d’altri) anche quando la conformazione delle strade rendeva quasi impossibile non infangarsi le suole. Gli esemplari più antichi sono inseriti in edifici della fine dell’800, come nel Palazzo Chapelle di Piazza del Carmine o nel Palazzo Rocca di Via Sassari, ma non manca un esemplare semplicissimo, formato da un semplice filo di ferro piegato a rettangolo, inserito in un portale settecentesco di Via dei Pisani.
Le fogge, come già detto, variano in base al gusto decorativo degli edifici e così è facile trovare esempi che richiamano lo stile liberty, anche nella sua variante più tarda, oppure notevoli esempi di stile razionalista.
Alcuni esemplari semplicissimi, che contano però già più di un secolo d’età, possono essere osservati negli ingressi delle case ICAP (Istituto Case Popolari) di via Bacaredda, costruite a partire dal 1911.
Tra gli esemplari di stile tardo-liberty sono notevoli i due limpia-buttinus inseriti ai lati dell’ingresso dell’Archivio di Stato/Genio Civile in Via Gallura, sostenuti da mensoline a volute e appena impreziositi da piccole sfere di ferro alla loro sommità. Altrettanto interessanti sono quelli posti negli ingressi dei diversi corpi di fabbrica della Villa Binaghi, in Viale Trento, sempre formati da mensoline a volute che sostengono dei rettangoli di ferro arrotolati ai bordi per formare un cartiglio. Altre realizzazioni coeve piacevoli a vedersi possono essere osservate in Vico Nuoro e in Via San Lucifero (in entrambi i casi un netta-scarpe formato da una banda rettangolare di ferro con dei decori circolari alle estremità), in Via Ada Negri, Via Sonnino, o ancora in diversi edifici di matrice classicista costruiti durante il Ventennio nel nucleo originario del quartiere di San Benedetto (tra questi si possono citare quelli di Via Donizetti, Via Bellini, Via Rossini).
Tra gli edifici costruiti negli anni ‘30 sono degni di nota il grande palazzo dell’INCIS, con le facciate principali su Piazza Galilei e Via Carducci – dove agli ingressi è sempre associato un netta-scarpe di foggia semplice sostenuto da mensoline a volute – e l’edificio che affaccia sulla via Leopardi, dove i tre ingressi sono accompagnati da netta-scarpe sostenuti da robuste mensole lineari e con gli angoli della piastra piegati ai lati che conferiscono un tono piacevolmente decorativo pur nella semplicità dell’idea.
Gli esempi più notevoli del periodo razionalista si trovano ai lati del cancello di una palazzina progettata da Ubaldo Badas nella via San Benedetto e sono entrambi formati da una grande piastra in metallo sostenuta da tre supporti curvi. Un terzo gemello dei netta-scarpe di Via San Benedetto si trova vicino all’ingresso di un altro edificio razionalista in Via Lanusei, quasi all’angolo con Via Carbonia.
Nell’immediato dopo-guerra, si sentiva la forte necessità di creare nuovi alloggi per una Città che stava rinascendo e poneva le basi per la grande crescita che l’ha portata alle dimensioni attuali. In quest’ottica, il grande architetto Adalberto Libera progettò per Cagliari la Città-Giardino, un quartiere di case dall’aspetto sobrio e dignitoso, circondate dal verde, che doveva sorgere alle spalle del Palazzo di Giustizia ed estendersi in una forma a trapezio tra le vie Pessina e Tuveri e le vie Amat e Scano. Purtroppo del progetto di Adalberto Libera venne realizzato solo un primo lotto tra Via Pessina e Via Taramelli. Qui è dimostrato come il netta-scarpe fosse ancora un elemento fondamentale in una zona di recente costruzione che comunicava ancora con ampi campi vuoti e strade sterrate. Ognuna delle palazzine della Città-Giardino ha un portoncino d’ingresso al quale è accostato il limpia-buttinus. Se è pur vero che ormai si mirava solo alla funzionalità preferendola alla forma, e dunque i netta-scarpe sono formati da semplici barre di ferro piegate a forcella e infisse nel muro, è vero anche che la fantasia dei proprietari delle palazzine non ha impedito di assegnare ad ogni manufatto un suo particolare colore, diversificando così quelli che invece sarebbero anonimi elementi in ferro. Dagli anni ’50 in poi le dimensioni raggiunte da Cagliari, il collegamento diretto – tramite strade ben asfaltate – con i centri dell’Hinterland e la quasi totale assenza di campi e sterrati a contatto con le vie principali, hanno reso superflua la realizzazione di questi manufatti.
Oggi se ne contano ancora più di un centinaio in tutta la Città, molti invece sono andati perduti con la distruzione degli edifici a cui erano addossati, altri ancora sono stati sepolti – anche solo in parte – dall’innalzamento del manto stradale, di altri ancora rimangono solo i fori di alloggio nelle murature o qualche piccolo resto addossato agli edifici. Ma ognuno di essi, anche quelli distrutti, racconta una piccola, grande storia: quella dell’espansione della Città verso ciò che prima era campagna, e quella di un periodo in cui non si rinunciava alle buone maniere prima di entrare in casa.
Di seguito potrete vedere un video con tutti i Limpia-buttinus che sono riuscito a rintracciare, e sono davvero tanti. Spero che la visione vi sia gradita e, chissà, forse potreste anche riconoscere un frammento di storia cagliaritana che si trova proprio accanto al portone di casa vostra 😉 Buona Visione: