L’argomento di cui si parla oggi è un tema assai caro a tutti noi cagliaritani, sia per coloro che hanno potuto osservarli dal vivo, sia per chi – come me – li ha conosciuti solo in fotografia: i Tram.
Anzi, in realtà non si parlerà esclusivamente dei Tram ma di alcuni elementi che ne testimoniano la presenza – e ne fanno sentire l’assenza – oltre a ricordarci i loro percorsi e mostrarci come anche gli elementi più pratici fossero soggetti al cambiamento del gusto a seconda dell’epoca in cui venivano realizzati.
Generalmente quando si parla di tram, e in particolare dei tram a Cagliari, il primo pensiero va subito ai binari. Tutti noi siamo rimasti piacevolmente colpiti dal rinvenimento dei binari sotto l’asfalto del Corso Vittorio Emanuele II e di Piazza Garibaldi, e chi di noi non si è soffermato a osservare i binari ancora presenti nella pavimentazione di Via Roma (per poi magari lanciare qualche anatema quando, passandoci sopra in auto, si è soggetti a sobbalzi poco graditi) poco prima della svolta per Piazza Deffenu?
Questo post però non nasce per parlare degli elementi posati a terra, bensì vuol spingere chi lo leggerà ad alzare lo sguardo e osservare le facciate dei palazzi e le cime dei pali: i protagonisti dell’articolo di oggi sono infatti i Rosoni, le Forcelle, i Semafori e i Tiranti.
Partiamo con un breve riassunto delle vicende della linea tranviaria di Cagliari. La realizzazione della prima linea tranviaria avvenne nel 1893 per iniziativa di Luigi Merello, e fu da subito una linea extraurbana che collegava Cagliari a Quartu passando attraverso Pirri, Monserrato e Selargius.
Successivamente, nel 1911, la Vinalcool realizzò una nuova linea tranviaria – assumendo la denominazione di Tramvia del Campidano – che estese il percorso fino al Poetto. Nel 1912 la Società Elettrica Sarda realizzò tre linee urbane la cui gestione venne affidata alla Società Autonoma Tranvie della Sardegna, appositamente creata, che dal 1929 divenne parte della Vinalcool. In seguito ai bombardamenti del 1943, la rete tramviaria subì forti danni e rimase inattiva finchè la Città si trovò sotto il pericolo delle bombe. A partire dal 1944 il servizio riprese lentamente a funzionare. Ma già nei primi anni ’50, con l’introduzione delle filovie e delle linee di autobus, il servizio cominciò a declinare. Il primo passo fu la chiusura della linea per Quartu. Nei primi anni ’70 venne eliminata anche la linea per Monserrato finché, nel 1973, anche le linee urbane vennero soppresse. Dal 2008 è entrata però in funzione la linea tramviaria impropriamente detta “Metropolitana leggera” che collega Cagliari a Monserrato e che, poco alla volta, collegherà il centro cittadino alle diverse cittadine dell’Hinterland.
Cosa rimane dell’epoca in cui circolavano i tram? Come già accennato, sono ancora presenti tratti di binari nella pavimentazione di Via Roma e, in occasione dei recenti rifacimenti delle pavimentazioni di Via Manno, Via Garibaldi e Corso Vittorio Emanuele II, sono riemersi parziali tratti di binari (prontamente rimossi per consentire la posa dei nuovi basolati). Ma i binari sono gli unici elementi a terra a testimoniare i percorsi del tram, mentre nelle facciate dei palazzi che si trovano lungo i percorsi delle linee originarie è ancora possibile trovare innumerevoli manufatti che ci richiamano alla mente l’epoca d’oro dei tram e fanno quasi tutti parte del sistema di sospensione aerea dei cavi elettrici.
Un primo elemento visibile è l’allargamento dell’apertura della Porta di San Pancrazio, realizzato per consentire il passaggio del tram che, altrimenti, non avrebbe mai potuto raggiungere la Piazza Palazzo.
Ma gli elementi più interessanti sono sicuramente i Rosoni: si tratta di eleganti placche in ferro dalla forma polilobata sulle quali è montata una struttura rotante alla quale sono saldate generalmente tre forcelle. I rosoni sono poi ancorati ai muri dei palazzi e consentivano l’alloggio nelle forcelle dei tiranti tramite i quali venivano sospesi i cavi trasversali in acciaio che sostenevano, tramite placche e ganci di varie tipologie, i cavi elettrici che correvano paralleli ai binari. I Rosoni tuttora presenti nelle facciate degli edifici fanno parte del sistema di sospensione delle prime linee tramviarie, quelle realizzate tra il 1911 e il 1913, e difatti è possibile osservarli lungo i percorsi di tali linee, dunque nei palazzi che sorgono dove correva la linea 1 ( con i seguenti percorsi: piazza Palazzo – via Pietro Martini – piazza Indipendenza – piazza Arsenale – via Ubaldo Badas – viale Regina Elena – piazza Costituzione – piazzetta Martiri – via Manno – largo Carlo Felice – via Roma – Via XX Settembre) e la linea 2 (che seguiva questo itinerario: via Garibaldi – piazza Costituzione – piazza Martiri – via Manno – piazza Yenne – corso Vittorio Emanuele II – viale Sant’Avendrace).
Quasi tutti i rosoni avevano un gemello sul lato opposto della strada, e tra l’uno e l’altro erano murate delle forcelle (ancora quasi tutte presenti) con due fori alle estremità: in ogni forcella veniva poi inserito un tirante con l’estremità ad anello, e tra i fori e l’anello veniva fatto passare un perno cilindrico che poi veniva tenuto fermo da una piccola molletta posta sulle sue estremità. Non è raro il caso di forcelle con il tirante ancora montato e con addirittura ancora il perno e la molletta. Spesso le forcelle, anziché sostenere direttamente il tirante, erano dotate di placche triangolari con più fori per consentire l’alloggiamento di più tiranti e offrire dunque una maggiore stabilità per i cavi da essi sostenuti. In alcuni casi, al posto della forcella è possibile osservare dei robusti ganci.
Nelle quattro linee realizzate successivamente, e dunque nei palazzi che affacciano su tali strade (ad esempio in Via Sonnino) non sono presenti rosoni, ma sono utilizzate esclusivamente le forcelle, meno distanziate tra loro rispetto alle strade in cui passavano le due linee originarie.
In alcuni casi, dove le strade erano più larghe o dove i palazzi erano costruiti solo su un lato (si pensi alla Via Roma o alla Via Bacaredda nel tratto che dal Mercato raggiungeva il capolinea di San Mauro), i tiranti venivano montati su forcelle ancorate ad alti pali e molti di questi tiranti sono ancora presenti nelle loro sedi originarie.
Non mancano inoltre due esempi di semaforo tramviario ancora presenti: uno a due luci in Piazza Martiri e uno nel Corso Vittorio Emanuele II, poco prima dello sbocco nord-occidentale di Via Portoscalas.
Attualmente questi elementi, eccetto i semafori, sono stati in gran parte riutilizzati come sedi per i tiranti delle linee del filobus ma in alcune strade chiuse al traffico (come Via Manno e Via Garibaldi) vengono riutilizzati in particolari occasioni: sono i supporti ideali, ad esempio, per sorreggere i cavi delle luminarie natalizie, evitando così ulteriori forature nelle facciate o imbarazzanti agganci nei balconi delle abitazioni.
Anche i pali di sostegno hanno subito, nel tempo, diversi riutilizzi. Si pensi al palo che si trova all’angolo tra Via Sonnino e Via Alghero che ora funge da supporto per il semaforo, oppure ai pali che si trovano davanti al Parco delle Rimembranze sui quali, oltre ai tiranti abbandonati (con tanto di frammenti di cavi tranciati) si trovano le telecamere di videosorveglianza.
Insomma, delle storiche linee tramviarie di Cagliari quasi nulla è stato abbandonato o buttato, e si deve ringraziare la lungimiranza di coloro che, nel ristrutturare le facciate delle loro abitazioni, hanno voluto preservare questi caratteristici elementi, veri e propri reperti di archeologia urbana che – pur non possedendo un grande valore artistico – sono comunque la testimonianza di un’epoca in cui ci si spostava con mezzi diversi e nella quale anche gli elementi che avevano solo uno scopo di sostegno si adeguavano comunque al gusto del tempo, senza trascurare un’innata eleganza formale.
Di seguito troverete un video nel quale potrete osservare tutti i rosoni che sono riuscito a rintracciare e molte delle forcelle (sono davvero troppe per poterle fotografare tutte) ancora presenti. Spero possiate gradirlo e vi auguro una buona visione.