Nella Cattedrale di Cagliari c’è un gioiello gotico-catalano nascosto alla nostra vista. È lì dalla seconda metà del XIV secolo ma a partire dal 1680, con la realizzazione del Mausoleo di Martino il Giovane, non è più visibile. Il Mausoleo che la occlude è una monumentale realizzazione barocca opera dello scultore genovese Giulio Aprile, che vi lavorò ininterrottamente per cinque anni dal 1675, nella quale venne riposta soltanto nel 1689 la salma di Martino il Giovane. Fino ai restauri del 2005 si considerò il Mausoleo come un semplice cenotafio, in quanto si riteneva che il corpo di Martino d’Aragona fosse stato traslato in Spagna ma, con i suddetti restauri del Mausoleo, si poté appurare che effettivamente il corpo era stato deposto insieme al mantello in un involucro di velluto rosso ricamato in oro all’interno della tomba posta nel terzo ordine del Mausoleo, proprio sotto l’effigie di Martino. La Cappella di San Sebastiano si trova esattamente alle spalle del Mausoleo, ma non è più – ovviamente – accessibile dal suo arco d’ingresso principale: oggi infatti l’accesso è consentito da un’apertura laterale nella cappella rinascimentale posta a destra del mausoleo. Il motivo per cui la cappella venne occlusa non è solo da ricercarsi nella realizzazione del Mausoleo di Martino ma è parte di un progetto più ampio, ovvero quello dei restauri operati all’interno del Duomo dal 1669 al 1674. Durante questi lavori, la Cattedrale venne completamente trasformata da una struttura gotica in una sontuosa veste barocca, pur mantenendo inalterata la forma perimetrale poichè non fu possibile ingrandire la chiesa dal momento che dietro l’abside si apre il precipizio verso Terrapieno e davanti alla facciata non poteva costruirsi un’altra campata per la presenza dell’Ex Palazzo di Città e della piazzetta che lo collega al Palazzo Arcivescovile oltre che al Duomo.
Il progetto dei restauri barocchi era dunque teso ad eliminare ogni traccia dell’apparato gotico fino ad allora presente, e questo non per una mancanza di rispetto verso la struttura precedente ma per la necessità di realizzare la nuova Chiesa mantenendo un’unità e una coerenza stilistica in ogni parte dell’edificio: a tale scopo, oltre alla Cappella di San Sebastiano, vennero occluse alla vista anche la Cappella Pisana – davanti alla quale venne posto il Monumento a Monsignor De La Cabra e sopra la quale venne eretta la cantoria del Palazzo Viceregio (gemella di quella del Palazzo Arcivescovile, ancora esistente nel braccio nord del transetto) – e quella Aragonese, occultata dal Monumento funebre di Monsignor Ambrogio Machin. Le due Cappelle del transetto vennero riaperte e rese visitabili solo con i restauri degli anni ’30. A tal proposito vi invito alla lettura del magnifico articolo redatto da Damiano Anedda sulla riapertura delle Cappelle Gotiche pubblicato sul RI.ME nel 2012.
La Cappella di San Sebastiano invece rimase nascosta alla vista e rintracciata solo nel 1875 per poi tornare visibile per un breve periodo nel 2005, in seguito allo smontaggio provvisorio del Mausoleo di Martino d’Aragona e al suo conseguente restauro. In quell’occasione fu nuovamente possibile osservare l’estradosso dell’arco d’ingresso della Cappella e apprezzare il motivo decorativo fitomorfo che ne seguiva l’andamento ad arco acuto. La presenza di due cappelle ai lati di quella di San Sebastiano, delle quali sopravvive oggi solo quella rinascimentale sulla destra del Mausoleo e che funge anche da ingresso a quella di San Sebastiano (mentre l’altra sulla sinistra venne trasformata in un secondo tempo in un ambiente di servizio), fa supporre che la testata del transetto dovesse presentare lo schema tipico degli ambienti absidali delle chiese gotico-catalane, ovvero una cappella maggiore affiancata da due più piccole o da due altari (sul modello della Chiesa di San Domenico nel quartiere Villanova, quale si presentava prima dei bombardamenti aerei del ’43, ma anche su modello del Santuario di Bonaria, la cui abside è affiancata da due nicchie un tempo rivestite di marmi in forma d’altare). Al di sopra della Cappella si apriva inoltre un’ampia finestra verosimilmente bifora, della quale si vedono ancora i pilastrini laterali ai lati dell’effigie della Morte Sovrana in cima al Mausoleo di Martino.
Dalle cronache seicentesche si apprende che la Cappella di San Sebastiano fu anche il luogo in cui si svolse un prodigio: infatti il Simulacro di San Sebastiano, fino ad allora custodito nella nicchia sulla parete di fondo della Cappella, sudò miracolosamente. Il simulacro è ora ospitato nella Cappella del Crocifisso, di fianco al presbiterio ma è probabilmente una scultura che ha sostituito quella che fu protagonista dell’evento miracoloso.
Passiamo ora a descrivere la Cappella nel suo interno, per quanto gli elementi visibili siano oggi assai pochi. Si tratta di un ambiente rettangolare poco profondo, coperto da una volta a crociera con robusti costoloni al centro dei quali sporge la gemma pendula con l’immagine di San Sebastiano affiancato dai due soldati romani armati di arco. Il bassorilievo presenta stilemi assai arcaicizzanti, ed è sorprendente la similitudine tra i soldati romani e i bronzi di arcieri nuragici a tutti noi noti. È probabile che la mano che lo scolpì fosse quella di uno scalpellino sardo legato ad una tradizione scultorea ancora vicina ai modelli romanici quali possono essere osservati in diverse Chiese dell’Isola.
L’arco di accesso della Cappella non è visibile dal lato del transetto, ma è ancora possibile osservarne i dettagli del lato interno: qui sono ancora presenti i pilastrini ed i capitelli su cui era impostato l’arco a sesto acuto, decorati con motivi fitomorfi oggi piuttosto alterati dal tempo ma ancora pienamente leggibili. Negli angoli della parete di fondo invece la volta non era sostenuta da pilastrini, come invece accade ai lati dell’arco d’accesso, ma da peducci gotici anch’essi scolpiti a bassorilievo con motivi fitomorfi. La Cappella è interamente intonacata, non è pertanto possibile identificare eventuali elementi decorativi intorno alla nicchia nella quale venne ritrovato il simulacro di San Sebastiano del prodigio di cui si è accennato poco fa, ma è possibile che fosse una nicchia muraria semplice alla quale poi fosse stato applicato un rivestimento marmoreo o ligneo che costituiva parte dell’altare. La nicchia oggi ospita un simulacro del Sacro Cuore, opera di realizzazione recente non priva però di buone qualità scultoree.
Non è certo quale fosse l’aspetto delle cappelle che si trovavano ai suoi lati, ma – come detto – è verosimile che fossero di dimensioni inferiori e che quella sul lato destro sia la stessa visibile tuttora con una volta a botte decorata con un motivo a cassettoni. A riprova di ciò, bisogna sottolineare la presenza di ambienti coperti a crociera al di sopra dei due vani, corrispondenti all’accesso alle cantorie del Palazzo Viceregio e dell’Arcivescovado (quest’ultima ancora presente).
Di seguito potrete vedere un breve video con tutte le immagini della Cappella, spero la lettura sia stata di vostro gradimento. Vi auguro una buona visione.