Sono passati ben più di sette mesi ormai dall’ultimo articolo pubblicato: un lasso di tempo piuttosto lungo e suona quasi ironico che, con questo nuovo articolo, venga oggi trattato l’argomento della misurazione del tempo.
Misurare il trascorrere del tempo è stata da sempre una delle necessità fondamentali dell’uomo, sia per i bisogni privati e quotidiani come il lavoro, sia per esigenze pubbliche. Due strumenti che portarono a una significativa svolta furono introdotti nella storia dell’umanità dall’antico Egitto: la clessidra e l’orologio solare.
La clessidra era, ed è tuttora, uno strumento utile alla misurazione di piccole unità temporali, pertanto poco idonea al rilevamento di ampi intervalli di tempo. Oggi il suo scopo è quasi solamente decorativo, e anche nell’arte – Cagliari non fa eccezione – è legata soprattutto ad un uso simbolico in ambito sepolcrale.
Gli orologi solari invece rappresentarono un primo importante strumento per la misurazione dello scorrere del tempo nell’arco di una giornata, o per lo meno nell’arco trascorso dall’alba al tramonto. La loro realizzazione era particolarmente economica e ciò facilitò l’ampia diffusione: era necessario un semplice quadrante inciso o dipinto su un qualunque prospetto rivolto a meridione o su un piano orizzontale, sul quale poi un’asta perpendicolare al piano proietta un’ombra la cui posizione consente di rilevare l’orario corrente. L’uso nei prospetti di edifici pubblici e privati comportò quasi sempre la scelta di realizzarli sui fronti meridionali, con le dovute implicazioni urbanistiche necessarie all’osservazione anche ad ampia distanza dei quadranti.

Cimitero di Bonaria, lapide del Geom. Carlo Barbera († 1916): la clessidra come simbolo dello scorrere del tempo

In ambito cagliaritano, gli orologi solari sono quasi del tutto scomparsi, gli esempi attuali sono pochi e quasi tutti – ad eccezione di pochi esemplari – di epoca recente.
Sicuramente un orologio solare doveva essere presente nella fiancata meridionale della Cattedrale (libera da ingombri e con uno spazio antistante abbastanza ampio da consentire il godimento dell’orologio solare alla popolazione), vista sia l’importanza urbanistica della primaziale sia perché la Cattedrale, nel medioevo, era il luogo ideale nel quale imprimere sulla pietra, per il libero uso della popolazione, gli strumenti di misura del governatorato pisano come ad esempio la “canna” quale unità di misura lineare – incisa nella parte bassa del campanile – e lo “starello”, l’unità di misura del volume indicata col reimpiego di una lastra sepolcrale e altri elementi di recupero all’angolo tra la facciata e il fianco meridionale.
Gli ampliamenti aragonesi, in particolare sul lato sud, fecero scomparire i paramenti esterni pisani e con essi la possibile meridiana.

Sempre in Castello, una seconda meridiana oggi scomparsa si trovava sul prospetto sud del Palazzo dell’Università, o meglio nell’ala del Seminario Tridentino, ed era ben osservabile dalla popolazione in quanto prima del rettifilo primo-ottocentesco della via Università, il palazzo era isolato e in corrispondenza di quel prospetto vi era uno slargo sul quale si affacciava solamente il tratto murario su cui oggi insiste un bell’edificio neoclassico (di cui si è parlato nell’articolo sui busti cagliaritani). Della meridiana, già quasi scomparsa a metà ‘800, rimase visibile la cornice immortalata in uno scatto di Pier Luigi Cocco nel 1870.

Via Università in una foto di Pier Luigi Cocco del 1870. In alto a sinistra, in rosso, si nota la meridiana oggi scomparsa sul prospetto laterale del Seminario Tridentino

Chiostro di Santa Croce: meridiana

Ancora in Castello, stavolta non su un prospetto stradale bensì all’interno di un ambiente conventuale, è rilevante la presenza di una meridiana del XVI secolo nel Chiostro di Santa Croce, un tempo facente parte del Collegio Gesuitico, in seguito adibito a caserma e ora sede della Facoltà di Ingegneria e Architettura. Non si tratta di un semplice orologio solare bensì di uno strumento di misurazione del tempo ben più complesso, indicante quindi non solo l’ora ma anche i mesi e le stagioni, come testimonia il frammento giunto sino ai giorni nostri e tuttora visibile all’interno del chiostro. Tale frammento, di dimensioni piuttosto contenute, è incorniciato dall’intonaco di tonalità calda che riveste le pareti del chiostro ed è relativo alla porzione destra del quadrante. Al suo interno sono riconoscibili ancora oggi alcune delle cifre indicanti le ore e soprattutto simboli astrali e zodiacali su cui spicca in modo più netto quello della Vergine.

La Meridiana della Cittadella dei Musei

Duecento metri più a nord rispetto all’Ex Convento Gesuitico, nel contesto della Cittadella dei Musei, si trova una meridiana moderna, assai sobria e minimalista, posta sull’esterno del Museo Archeologico Nazionale. Venne realizzata contestualmente al recupero dell’ex Regio Arsenale Militare, devastato da pesanti bombardamenti nell’ultimo conflitto mondiale, e alla conseguente costruzione dei bellissimi edifici museali sorti all’interno dell’antica cittadella cinquecentesca.
La meridiana, come già accennato, è di fattura assai semplice ed è costituita da un quadrante circolare realizzato incassando appena di pochi centimetri la struttura muraria in cemento armato. Dal centro del quadrante sporge il semplicissimo gnomone costituito da un’asta metallica di uno spessore ben proporzionato al quadrante come rileva anche la sua ombra.

Meridiana dell’Ospedale Militare

La più nota tra le meridiane cagliaritane è quella dell’Ex Complesso Gesuitico ora Ospedale Militare (attualmente Dipartimento di Medicina Legale dell’Esercito Italiano). È coeva a quella presente nel Chiostro di Santa Croce e risalente pertanto al XVI secolo. Per quanto sia stata aggredita dagli agenti atmosferici e dall’inquinamento, in modo anche piuttosto intenso, attualmente il suo stato di conservazione è buono sebbene l’usura del tempo ne abbia compromesso in parte la leggibilità. Della meridiana sopravvive un’ampia porzione dello spicchio a raggiera indicante le ore e il foro originariamente ospitante lo gnomone. Il distacco dell’intonaco su cui è stata realizzata mostra comunque che le incisioni da cui è formata sono abbastanza profonde da aver solcato anche la pietra calcarea della muratura. L’inclemenza del tempo ha fatto sì che oggi non siano più leggibili le cifre orarie né altre indicazioni astronomiche, delle quali la meridiana doveva essere ben provvista, né consente di stabilire se in origine vi fossero altre pigmentazioni e il suo aspetto fosse quindi più variopinto di quanto si mostri oggi. Fortunatamente le sue condizioni non sono disperate, anzi è ben auspicabile un suo recupero. Attualmente il vecchio chiostro nel quale prospetta la meridiana non è aperto al pubblico se non in occasioni rare come le giornate del FAI. Si ringrazia il Dipartimento di Medicina Legale dell’Esercito per la gentile concessione alla visita e alle fotografie della meridiana.

Meridiana dell’Ex Mobilificio Cao

Ben più recente, risalente infatti agli anni ’20, ma ormai votata anch’essa alla definizione di “antica”, è la meridiana dell’Ex Mobilificio Cao, in via San Rocco.
È stata realizzata sul prospetto esterno di quella che originariamente era la settecentesca scuderia dell’incompiuta Villa Calvi (della scuderia oggi è ben visibile l’imponente arco del portale, in pietra di Bonaria, con ai lati due paracarri in granito coevi e una lunetta soprastante). Sobria e minimalista, attualmente è mancante dei caratteri in metallo che indicavano le ore, dei quali restano i fori, ma è ancora dotata del suo affilatissimo gnomone e del motto in caratteri metallici “Arredando Allieta”. Una nota interessante è data dal fatto che il susseguirsi delle ombre per un intero secolo ha pressoché mantenuto intatto il semicerchio di intonaco col colore originale – tendente al rosa salmone – che contrasta con i toni sbiaditi del resto della facciata.

Meridiana del Villino Vascellari

Risale alla metà degli anni ’50 la bellissima meridiana della Casa Vascellari in via Mascagni. Si tratta di un orologio solare perfettamente conservato e caratterizzato da uno gnomone principale in bronzo che, proiettando l’ombra sulle splendide formelle azzurre e dorate in ceramica smaltata, raffiguranti i dodici segni zodiacali) consente di stabilire il mese in corso. Difatti, se si osserva la foto a lato scattata il 07/06/2020 (a tal proposito si ringrazia infinitamente la Signora Vascellari per la disponibilità e la cortesia) si potrà notare come l’ombra dell’asta in un orario ormai prossimo al mezzogiorno, indicasse chiaramente che ci si trovava tra il segno dei Gemelli e il segno del Cancro, come appunto avviene nella prima settimana di Giugno. Un secondo gnomone, di proporzioni più contenute e anch’esso realizzato in bronzo, indica invece l’orario corrente.

Via Ancona

Attualmente scomparsa, ma della quale esiste ancora il disco costituente il suo quadrante, era una meridiana posta in via Ancona, sul prospetto di una palazzina di matrice architettonica razionalista. È tuttora ben visibile il foro nel quale era imperniato lo gnomone, ma non sono purtroppo apprezzabili tracce delle indicazioni orarie e astronomiche un tempo sicuramente presenti.

I.T.C. Meucci

La meridiana cagliaritana più recente è stata realizzata circa un ventennio fa all’ingresso dell’Istituto Tecnico Meucci, sul colle di Tuvumannu. Realizzata con semplici fili di ferro robusti, saldati tra loro, e con uno gnomone triangolare, si presenta con un aspetto sobrio ma un’eccellente e sapiente collocazione delle ore che ricalca in versione contemporanea i quadranti di orologi solari di fattura più antica e organizzati su uno spazio rettangolare anziché semicircolare.

Gli orologi meccanici fecero la loro comparsa alla fine del XIII secolo. Già nella metà del ‘300 erano ormai numerose le città ad essersi dotate di orologi meccanici pubblici, installati soprattutto nei campanili delle Chiese.
Non si hanno certezze sulla data in cui Cagliari si dotò dei primi orologi, è sicuro però che il primo orologio meccanico documentato sia stato quello del Campanile del Duomo, verosimilmente installato sul finire del XV secolo. È difatti quello la cui esistenza è documentata da maggior tempo, ma non bisogna dimenticare che la classica “sfida tra campanili” non era limitata alle singole città in contrasto l’una con l’altra, bensì spesso anche ai soli quartieri di una stessa città. E i quattro quartieri storici di Cagliari non fecero eccezione in questo, infatti ognuno dei principali campanili di ogni quartiere ha il suo bell’orologio. Anche due, nel caso di Sant’Anna.

La Cattedrale nel celebre disegno di Mons. Cardona

Riportando il discorso verso l’orologio del Duomo, come detto la sua presenza è testimoniata già nel XVII secolo, essendo l’orologio ben rappresentato nel celebre disegno di Monsignor Francisco Cardona raffigurante il prospetto originario romanico della Cattedrale, prima delle riforme barocche della metà del Seicento.
Questo primo orologio, destinato a venire più volte sostituito nel corso dei secoli, era montato sulla monofora inferiore nel prospetto occidentale del Campanile. Lo stato del disegno non consente però di stabilire se si trattasse di un orologio a una o due lancette. Risale all’epoca di questo orologio la tamponatura muraria della monofora del primo ordine, riaperta solo con i restauri degli anni ’40 del ‘900. L’unico elemento tuttora esistente di questo primo orologio è il contrappeso attualmente conservato in una delle terrazze dei locali attigui al Museo del Tesoro del Duomo, al momento non visitabile in quanto il caffè che vi aveva sede è chiuso al pubblico.

Un contrappeso simile, ma di fattura anche più antica, è conservato nel Museo del Beato Fra’ Nicola da Gesturi nel convento dei Cappuccini di Viale Sant’Ignazio. Si tratta di un antichissimo contrappeso di cui non si conosce la provenienza. È possibile però escludere la chiesa di Sant’Antonio dei Cappuccini, attigua al convento, poiché da sempre priva di un campanile a canna e di orologio, non trovandosi in una posizione urbana centrale – almeno fino all’800 – e non necessitante quindi di un orologio pubblico. Il contrappeso del Museo di Fra’ Niola è mancante della parte inferiore, se ne conserva solamente la porzione più prossima all’anello di sospensione.

Museo del Beato Fra’ Nicola da Gesturi: contrappeso per orologio da campanile.

Tornando al Duomo, un secondo orologio, in sostituzione di quello più antico e forse di uno di epoca intermedia, venne installato nel campanile nel 1801 e proveniva da Parigi, dove fu commissionato alla Fabbrica “Cretin Lange” e donato alla chiesa dal Sovrintendente Avv. Cav. Carlo Nater, con inaugurazione il 5 marzo del 1881come testimoniava una lapide un tempo murata all’interno del vano scala del campanile. Le foto d’epoca mostrano con buona precisione questo orologio e le sue vicende storiche. Negli anni ’20, quando ormai la facciata barocca era già stata smantellata, l’orologio mostrava già i primi segni di consunzione: il quadrante era ormai opaco e le cifre indicanti le ore sarebbero presto scomparse, difatti non erano già più riscontrabili dalle foto degli anni ’30 in poi. Con i restauri degli anni ’40, epoca in cui venne riaperta la monofora sottostante, si decise di eliminare la superficie del quadrante – ormai irrecuperabile – per mantenere il solo sistema meccanico, dando quindi un aspetto leggero e moderno ad uno strumento ormai datato. L’orologio venne fornito di un nuovo quadrante nel dopoguerra ma il suo destino era ormai segnato: con i restauri della fine degli anni ’80, l’orologio venne definitivamente rimosso e la monofora che occupava fu nuovamente liberata e riportata allo stato originario.

L’orologio della Cattedrale in tre fasi: a sx negli anni ’20, ancora in buone condizioni; al centro a fine anni ’30 con il quadrante già compromesso; a dx negli anni ’60, ormai senza quadrante.

Catalogo Melloncelli, anni ’10: il modello Roma

Nella “sfida” fra campanili rionali, il secondo posto è occupato dal campanile della Chiesa di San Giacomo, a Villanova. Il campanile della Chiesa di San Giacomo, fin dalla sua costruzione, seguì il modello architettonico di quello della Cattedrale sebbene con un gusto architettonico marcatamente aragonese (al contrario dell’italianissimo gotico del campanile del Duomo). Pertanto, non stupisce che anche il Campanile di San Giacomo fu destinato ad ospitare un orologio da torre, all’altezza della grande monofora. Non è certa l’epoca di installazione di un primo orologio, ma è possibile che originariamente fosse presente un modello più antico, in seguito sostituito dall’attuale. L’orologio oggi presente è databile ad un periodo relativo al primo quarto del XX secolo. Il modello installato a San giacomo è infatti una delle prime versioni del modello “Roma” della ditta Melloncelli, attiva in Italia già dalla prima metà dell’800. L’installazione comportò la parziale occlusione della monofora, con l’eliminazione visiva delle basi dei pilastrini che ne ornano gli stipiti.

Campanile di San Giacomo

Il quadrante, le cui ore sono indicate con cifre romane, è costituito da una semplice intonacatura sulla quale sono applicate le cifre delle ore e le borchie segnanti i minuti, le une e le altre realizzate in bronzo. Anche le lancette sono realizzate in bronzo, quella dei minuti ampia abbastanza da coprire per intero le cifre al suo passaggio.
Le cifre romane mostrano una particolare eccezione rispetto alla numerazione canonica per quanto riguarda il numero 4. Infatti, la cifra non è formata dalle lettere “IV” bensì da quattro “I” (IIII). Non si tratta assolutamente di un errore perché questa forma di numerazione era largamente usata negli orologi da torre più antichi ed è oggi abbastanza consueta anche negli orologi da polso. La scelta dell’uso di quattro “I” è dovuta a più ragioni legate alla tradizione. Storicamente, prima dell’avvento del conteggio sottrattivo nella numerazione romana (ad esempio, 4 è uguale a V-I, ovvero IV, “uno prima di cinque”) si usava un conteggio additivo, almeno sino all’alto medioevo. Dal punto di vista religioso, inoltre il IV era vietato nei luoghi di culto poiché tali lettere erano le iniziali del nome latino di Giove (IVPITER), quindi venivano intese come un rimando pagano. Un’ultima motivazione, quella che è valida anche per le scelte odierne, è l’esigenza di un rapporto simmetrico tra il numero VIII, formato dai tre listelli più robusti delle “I” e dalla lettera V (a sua volta composta da un quarto listello robusto e uno solitamente più sottile per la parte destra della lettera) e un numero IIII composto appunto di quattro listelli singoli. Tale scelta verrà operata anche in altri orologi cagliaritani, come vedremo.
Il buono stato di conservazione dell’orologio di San Giacomo è dovuto anche ai recenti restauri operati sulla torre campanaria.

Il campanile di San Giacomo col suo orologio, in due foto d’epoca

La chiesa principale del quartiere Stampace, la Collegiata di Sant’Anna, è anche l’unica chiesa cagliaritana ad avere due campanili a canna (non l’unica nel cagliaritano poiché quelli della Basilica di Sant’Elena a Quartu sono anche più antichi di quelli stampacini), ed è pertanto l’unica ad aver avuto anche due orologi.
In origine, ma è storia ben nota, vi era un solo campanile poiché il secondo venne innalzato solamente nel 1938 pur essendo stato previsto già nel progetto tardo-settecentesco dell’architetto Giuseppe Viana (allievo del più noto Benedetto Alfieri, progettista dello spettacolare duomo di Carignano, il cui prospetto ha molto in comune con la Collegiata di Sant’Anna, non ultimo il dettaglio dei due campanili sui corpi laterali).

Sant’Anna coi due orologi segnanti orari differenti

Il primo campanile, già esistente al momento dell’inaugurazione della Chiesa, nel 1817, venne verosimilmente dotato da subito di un orologio. In seguito, l’orologio venne sostituito con un modello più recente, almeno per quanto riguarda il meccanismo. Il quadrante, semplicemente inciso nell’intonaco, è invece lo stesso da sempre. Dotato di cifre romane, vede scandire il tempo da eleganti lancette del modello “Losange” (a Losanga) in metallo. Anche in questo campanile venne operata la scelta del IIII cumulativo invece del IV sottrattivo.
Il secondo orologio, installato contestualmente alla costruzione del secondo campanile, ovvero nel 1938, era invece dotato di un quadrante sempre inciso nell’intonaco ma con lancette del tipo “a pera”. La differenza tra i due orologi non fu però solo stilistica perché osservando con attenzione le foto d’epoca, si può ben trarre la conclusione che i due orologi non segnarono mai la stessa ora: ad esempio nella foto a lato (scattata evidentemente dopo il 1938 ed entro il 1943) il campanile di sinistra, quello più antico, segna le 16:13, mentre quello più recente – a destra, indica le 12:36. Data la posizione delle ombre, provenienti da ovest e quindi prossime al tramonto in una serata di fine inverno, si può ben dire che il primo orologio avesse ragione… Il secondo orologio inoltre non è più in funzione e attualmente è privo di lancette.

I campanili, e i relativi orologi, della Collegiata di Sant’Anna

Sant’Eulalia, il campanile e l’orologio

Nel quartiere Marina è invece la chiesa di Sant’Eulalia a presentare un orologio da torre nel campanile. La snella struttura del campanile di Sant’Eulalia risale – per quanto riguarda la parte inferiore, a canna quadrata – al XVI secolo. Sull’elevazione della parte superiore, a pianta ottagonale, ci dà maggiori informazioni il Canonico Spano, nella sua “Guida della Città di Cagliari” del 1861, riferendo il suo innalzamento al 1796. Riporto il testo poiché è l’unico caso in cui lo Spano parla di uno dei quattro orologi delle chiese principali dei quartieri cagliaritani:
“[…] La facciata è molto semplice, ma il grazioso campanile che le sta a destra, le dà un aspetto gajo. Fu innalzato nel 1796 da un capo muratore sardo, Giovanni Crobu, dietro il disegno e calcolo del R. Misuratore Generale A.G. Massei, a spese della Congregazione del Santissimo alla quale si appartiene la conservazione e la manutenzione dell’orologio pubblico”.

Dal testo dello Spano si può pertanto dedurre che l’orologio risalga – almeno nel suo primo impianto – alla seconda fase costruttiva del campanile, e soprattutto si assicura la sua esistenza già nel 1861. Il campanile di Sant’Eulalia, come già detto nell’articolo sulle facciate modificate, subì notevoli rimaneggiamenti stilistici che non intaccarono però l’orologio: infatti dalle foto precedenti e immediatamente successive alle riforme neogotiche del 1914, si evince che il quadrante è rimasto inalterato presentando sempre le stesse cifre romane in bronzo applicate alla muratura e le lancette, anch’esse bronzee, del tipo a foglia, molto sottili ed eleganti. Proprio le lancette, invece, furono oggetto di una sostituzione recente e infelice, essendo state rimpiazzate da due robuste lancette a losanga in metallo scuro, poco proporzionate al ridotto spazio del quadrante.

La chiesa di Sant’Eulalia prima del 1914 (sx); dopo i restauri neogotici (al centro) e oggi. Nel dettaglio si può notare il cambio delle lancette

Pirri, chiesa di San Pietro

Tra gli orologi installati nelle torri campanarie dei principali rioni cagliaritani, va inoltre menzionato quello della Chiesa di San Pietro Apostolo a Pirri. Sebbene sia stato installato in un’epoca in cui Pirri era ancora un’entità urbana separata da Cagliari, ora va annoverato a tutto diritto tra gli orologi delle più importanti chiese cittadine.
Il campanile è riconducibile ad una prima fase edilizia quattro-cinquecentesca; risulta infatti derivante da forme tardogotiche sul modello del San Giacomo di Villanova (modello da cui proviene anche la collocazione a sinistra rispetto alla Chiesa) a loro volta derivanti da quelle del Duomo. All’originale campanile a canna quadra venne aggiunto, tra il XVII e il XVIII secolo (come conferma il parapetto con balaustre di forme barocche analoghe a quelle dello scalone nel cortile del Rettorato), un corpo cupolato a pianta ottagonale, del quale si è parlato nell’articolo sulle Cupole Cagliaritane.
Nel primo dei tre ordini che formano la canna quadra del campanile è presente un piccolo oculo oggi murato nel quale non è difficile riconoscere il vano di alloggio di un primo orologio (nella stessa posizione in cui venne installato quello del Campanile di Sant’Eulalia). In seguito, il piccolo orologio venne dismesso anche al fine di liberare il vano scala dall’ingombro, per quanto modesto, del meccanismo di funzionamento, spostato in cima al campanile al di sotto del corpo cupolato.

Pirri, Chiesa di San Pietro Apostolo

Nel tamburo del cupolino, sul lato prospettante il sagrato della bella parrocchiale pirrese, è installato l’orologio. Si può far risalire l’orologio del campanile di San Pietro alla seconda metà dell’Ottocento e questo basandosi sul materiale da cui è formata la cornice modanata che avvolge il quadrante. Si tratta infatti di una cornice in trachite di Serrenti, e dato che le cave di Serrenti furono operative solo dalla fine degli anni ’70 del XIX secolo, non è difficile ipotizzare la datazione dell’impianto dell’orologio in un arco di tempo di pochi anni successivo. Anche la cornice che circonda la base del cupolino e la separa dal tamburo, realizzata verosimilmente in sostituzione di una precedente nel momento in cui questa venne spezzata per far posto all’ingombro del quadrante, appare più recente e di fattura diversa rispetto all’insieme del piccolo corpo cupolato.
Le cifre romane che segnano le ore sono realizzate anch’esse con tasselli di pietra trachitica, così come le borchie circolari che segnano – al di sotto delle cifre orarie – i multipli di cinque minuti e le tacche triangolari poste a segnare gli intervalli mediani da 2,5 minuti.

Pirri, campanile di San Giuseppe

Il penultimo orologio da campanile, in ordine cronologico, installato a Cagliari si trova anch’esso in una chiesa di Pirri: la parrocchiale di San Giuseppe.
Attiva già dal 1954, la parrocchia di San Giuseppe dovette attendere il 1957 per l’erezione della sua chiesa, in un contesto fino ad allora periferico e quasi al di fuori dell’abitato. La chiesa fu agibile già dal 1966 ma venne definitivamente inaugurata solo nel 1971. L’impianto architettonico era già completo ma il campanile era mancante dell’orologio che oggi lo contraddistingue. L’orologio risale infatti agli anni ’70-’80, epoca in cui le aperture del campanile vennero occluse da vetrate e dall’orologio stesso, alterandone visivamente l’originario rapporto tra pieni e vuoti ma non riducendone lo slancio verticale.
L’orologio è assai semplice e consta di un quadrante in vetro bianco sostenuto da un’intelaiatura di alluminio dipinto in nero e modeste cifre orarie in numeri arabi. Le lancette, anch’esse piuttosto sobrie, sono lineari e appena rastremate verso la punta.

Il più recente tra gli orologi da campanile è quello installato nella Chiesa del Beato Massimiliano Kolbe in via Is Cornalias. Costruita negli anni ’90 del ‘900, la chiesa venne ultimata sul finire del secolo e la parrocchia vi si traferì nel 2001, La chiesa non è dotata di un vero e proprio campanile in senso stretto, ma sulla sua copertura è presente una pseudo-cupola (si veda al riguardo l’articolo sulle Cupole Cagliaritane) con funzione di torre campanaria. La calotta è infatti formata da otto costolature in cemento con un oculo circolare ciascuna. Alcuni oculi sono vuoti, altri tre ospitano le campane e un ultimo oculo ospita l’orologio.
Pur essendo installato in una chiesa moderna, l’orologio ha caratteristiche che rimandano ai modelli antichi come la scelta delle cifre romane e l’uso del IIII in numerazione cumulativa invece del IV canonico. Anche le lancette, per quanto modeste, si rifanno al modello “Losange”. L’orologio mostra il marchio OTC al di sotto delle ore XII.

Chiesa del Beato Massimiliano Kolbe, la pseudocupola con l’orologio

L’orologio della Stazione, oggi.

Il percorso tra gli orologi cagliaritani si sposta ora dagli edifici religiosi a quelli civili, partendo dalla Stazione Centrale.
La Stazione Centrale è un edificio risalente nel suo impianto originario al 1879. Fin dalla sua costruzione fu dotata di un orologio, uno strumento fondamentale per garantire l’informazione sull’ora e la puntualità dell’utenza pubblica della struttura. Il primo orologio – poiché quello attualmente presente è piuttosto recente – è pertanto lo stesso visibile nelle foto d’epoca rappresentati la Stazione nella sua prima veste neoclassica (sulle modifiche subite dall’edificio si veda l’articolo relativo alle facciate modificate). Se poco si può dire sul suo meccanismo, molti più dati sul quadrante sono invece desumibili osservando le foto antiche. Circondato da una ricca cornice a motivi vegetali, l’orologio indicava le ore grazie a una ghiera di cifre romane, mentre una seconda ghiera di borchie circolari indicava gli intervalli dei minuti. Le lancette erano del tipo classico “Losange”. Negli anni ’20 la Stazione venne sottoposta a radicali restauri e lavori di ampliamento. Le foto successive mostrano però lo stesso quadrante dell’orologio e difatti l’orologio non venne spostato dalla sua collocazione originaria. Semplicemente ora non si trovava più al centro del timpano che coronava la facciata ma era inserito nel frontone sovrastato dallo stemma di casa Savoia tuttora esistente. In epoca più recente, sebbene non precisabile, il vecchio orologio venne infine sostituito da un moderno esemplare con funzionamento al quarzo e con un quadrante semplice dotato di cifre romane e modeste lancette lineari.

La Stazione Centrale in tre vedute d’epoca

La Stazione a fine anni ’40. In alto a sx, uno degli orologi (foto: archivio Alessandro Cani)

Quello presente nella facciata non è però l’unico orologio pubblico della Stazione: sono presenti, infatti, anche due orologi nelle banchine. L’installazione di questi orologi risale alla ricostruzione delle banchine in seguito alla quasi totale distruzione dovuta ai bombardamenti del 1943 che interessarono l’infrastruttura della Stazione, e sono ben visibili in fotografie del dopoguerra (per quella mostrata nell’articolo ringrazio sinceramente Alessandro Cani per la concessione). Originariamente erano orologi piccoli e col quadrante rotondo, con cifre arabe invece delle tradizionali cifre romane. Una loro sostituzione si ebbe con i nuovi restauri della banchina intorno agli anni ’80-’90; i nuovi orologi – ancora presenti – sono caratterizzati dal doppio quadrante circolare retroilluminato inscritto in una cassa quadrata, con cifre non più alfanumeriche ma costituite da semplici tacche indicanti sia le ore sia gli intervalli di cinque minuti (oltre a quelle più piccole per i minuti singoli). Anche le lancette sono lineari, del tipo “a bacchetta”.
Nonostante non siano esemplari modernissimi, il nuovo logo delle Ferrovie dello Stato potrebbe trarre in inganno circa la loro datazione, ma osservando bene il quadrante quando è illuminato si può notare come il logo sia applicato con del nastro adesivo, peraltro ingiallito…

Stazione Centrale: gli orologi delle banchine

Museo delle FF.SS.: l’orologio della Stazione di Sassari

All’interno del piccolo ma interessantissimo Museo delle Ferrovie dello Stato è presente un antico orologio da torre proveniente dalla Stazione delle Ferrovie di Sassari. Originariamente collocato in cima al fastigio presente sulla facciata della Stazione sassarese, oggi conserva il meccanismo completamente restaurato e un quarto del quadrante che consente di osservare le leggere cifre romane delle ore e le lancette del tipo “a Losange”. La curiosità di questo orologio, prodotto dalla ditta Solari di Udine, consiste nel fatto che segnasse sempre un’ora leggermente sbagliata perché il meccanismo saltava un “tac” durante il giro orario, motivo per cui doveva essere costantemente regolato. Il recente restauro ha mantenuto intatta questa singolarità.

Anche la piccola, ma suggestiva, Stazione delle Ferrovie Complementari presentava un suo bell’orologio. Inaugurata nel 1888, la Stazione Secondaria si presentava con un elegante aspetto nello stile tipico della Belle-Epoque, come ben documentato dalle foto d’epoca precedenti il restauro in stile razionalista (di cui si è parlato nell’articolo sulle facciate modificate e in quello sulla visita di D.H. Lawrence). Nella sua prima veste architettonica, il prospetto era sormontato da un singolare e slanciato fastigio ospitante il piccolo orologio. Purtroppo le foto d’epoca, se da un lato consentono di conoscere il primo aspetto della Stazione, dall’altro non consentono di rilevare meglio i dettagli del quadrante e la forma delle lancette. Si suppone però che venisse seguito uno stile classico con cifre romane e lancette lanceolate. Le foto successive al rifacimento razionalista mostrano sempre l’alloggiamento per l’orologio molto scuro, a dimostrazione di come l’orologio venne rimosso e mai più sostituito.
L’orologio scomparve, quindi, una trentina d’anni prima della demolizione definitiva della Stazione, avvenuta nel 1968.

La Stazione delle Ferrovie Complementari: a sinistra, agli inizi del ‘900, con l’orologio ancora presente; a destra nel dopoguerra: si nota l’assenza dell’orologio nell’oculo circolare.

Il Palazzo Civico di Cagliari è uno dei pochi edifici cittadini il cui progetto previde da subito l’installazione di un orologio da torre. Ognuno dei diversi progetti presentati alla fine dell’800 per il nuovo edificio municipale prevedeva infatti la costruzione di una torre civica ospitante l’orologio. Due torri civiche e due orologi, nel caso del progetto “Palmas” di Cesare Castelli e Annibale Rigotti, il progetto che poi venne scelto per la realizzazione.
Nonostante gli orologi fossero quindi previsti dalla fase progettuale si dovette attendere circa un secolo, fino alla fine degli anni ’90 del ‘900, per l’installazione dei due orologi.
I sobri quadranti inseriti negli alloggiamenti delle torri civiche presentano il marchio della Ditta Trebino e semplici cifre romane ad indicare le ore. Le lancette, del tradizionale modello “Losange-Mitre”, caratterizzate da un aspetto lanceolato con due elementi decorativi orizzontali lungo l’asta, ben si armonizzano nel contesto liberti dell’edificio.

Gli Orologi del Palazzo Civico

Pirri – Torre Civica

Come risaputo, e come accennato in precedenza, l’abitato di Pirri costituì un comune autonomo fino al 1928, anno in cui venne accorpato al polo urbano cagliaritano. Sedici anni prima, l’antico municipio pirrese venne sottoposto ad un restauro che ne riconfigurò le decorazioni esterne in chiave tardo-liberty già volte ad una semplificazione di forme che anticipava lo stile degli anni ’20. Durante questi lavori venne costruita anche la graziosa Torre Civica che oggi costituisce un buon punto di riferimento visivo per chi entra a Pirri da via Riva Villasanta. Sul fronte laterale è riportato l’anno di costruzione, il 1912, mentre sul fronte di via Riva Villasanta un cartiglio con la semplice iscrizione “Municipio” ricorda la funzione originaria dell’edificio. Al di sotto del cartiglio è presente un oculo murato, realizzato in previsione dell’installazione di un piccolo orologio. Non è stato possibile reperire foto d’epoca in cui il dettaglio della Torre Civica fosse ben apprezzabile, pertanto non si può stabilire con certezza se venne realizzato il solo alloggio o se un orologio venne installato sulla torre e poi smontato. È pur vero però che lo spazio ristretto di via Riva Villasanta e la conseguente assenza di uno slargo che consentisse l’osservazione dell’orologio dalla dovuta distanza, abbiano fatto desistere l’amministrazione dell’epoca dall’installazione dell’orologio.

Pirri: veduta e dettaglio della Torre Civica dell’Ex Municipio

Al pari delle stazioni ferroviarie, anche la Stazione Marittima necessitava di un orologio onde favorire la puntualità dell’utenza. Oggi, la Stazione Marittima originaria è scomparsa in seguito ai bombardamenti del 1943 ed è stata sostituita da un capannone in seguito ampliato e modernizzato ma con il risultato di farlo sembrare come un anonimo scatolone azzurro (privo, peraltro, di orologio pubblico).
La Stazione Marittima originaria venne costruita a metà degli anni ’20 su progetto dell’Architetto Augusto Valente – già progettista, a Cagliari, delle Case INCIS di Piazza Galilei (si veda l’articolo sui Fasci Littori) – e si presentava con un elegante aspetto di matrice storicista. Le foto più note la mostrano dal prospetto lato mare col suo portico quadrangolare, ma il prospetto più interessante era sicuramente quello sul fronte della via Roma, con un bel porticato semicircolare sovrastato da una terrazza avente alle sue spalle un timpano con fastigio nel quale era racchiuso l’orologio. Purtroppo le poche foto mostranti questo prospetto non consentono una descrizione accurata del quadrante, ma è ipotizzabile uno stile tradizionale, con classiche cifre romane e lancette lanceolate.

La Stazione Marittima negli anni ’30. In rosso, l’orologio

Il Palazzo delle Poste Centrali, coevo alla Stazione Marittima, venne costruito nella Piazza del Carmine a partire dal 1926 su progetto dell’Ingegner Tronci. La costruzione subì diversi rallentamenti, il più noto del quale è legato al tragico crollo di una delle ali in costruzione, avvenuto il 10 Dicembre 1927 e che causò due morti e diversi feriti. La costruzione riprese e si protrasse fino al 1932. A conclusione dei lavori però l’edificio non era ancora completo e mostrava la mancanza del portico d’ingresso, mentre in cima alla facciata era invece già stato realizzato il frontone destinato a ospitare l’orologio.
dalle foto d’epoca è possibile stabilire il coincidere dell’installazione dell’orologio con la costruzione del portico, ovvero tra il 1935 e il 1936. Pur non riprendendo mai l’orologio da vicino, le foto consentono comunque di identificare un quadrante con cifre romane – la base delle quali sembra formare un cerchio completo concentrico a quello formato dalla loro parte superiore – e lancette lanceolate.
Le foto postbelliche mostrano un Palazzo delle Poste colpito dalle bombe e con l’oculo dell’orologio tristemente vuoto. Pertanto, si può stabilire che l’orologio originale venne distrutto dai bombardamenti e sostituito dal nuovo nel dopoguerra.

Il Palazzo delle Poste: a sx, appena ultimato (1932) e senza orologio; al centro, con portico e orologio (1936); a destra, nell’immediato dopoguerra, senza più l’orologio

L’orologio delle Poste Centrali, oggi

L’orologio attuale, in pessime condizioni di conservazione come, d’altronde, il fastigio in cui è collocato, è un esemplare moderno con quadrante segnato da cifre arabe e semplici lancette lineari. Le cifre, diversamente da quanto avveniva in passato, sono dipinte sul quadrante anziché essere applicate e ciò è la causa del loro scolorimento prossimo alla sparizione.
Fin qui abbiamo parlato degli orologi presenti negli edifici pubblici, sia civili che religiosi. Una non minore importanza – specialmente negli anni in cui non tutti avevano un orologio né tantomeno era vicina l’epoca dei telefonini – era rappresentata dagli orologi messi a disposizione da privati nei confronti del pubblico, come avveniva soprattutto nel caso delle gioiellerie e orologerie. Purtroppo, oggi anche di questi orologi ne sopravvivono ben pochi esemplari.

Palazzo Aurbacher, orologio da muro

Di quelli scomparsi, uno dei più facilmente riconoscibili nelle fotografie era collocato all’ingresso di una gioielleria di Piazza del Carmine dal lato della via Crispi, nel Palazzo Aurbacher. Era un orologio affisso al muro del quale tuttora sono visibili i segni lasciati dai fori d’alloggio ed aveva forme semplici e squadrate, col doppio quadrante in cifre arabe. Il suo aspetto lo identificava come un esemplare degli anni ’60-’70.
Non distante, sempre sulla via Crispi, un altro orologio a muro è presente all’ingresso del laboratorio orologiaio Bianchi. Le sue forme sono quelle rotonde tipiche degli orologi degli anni ’60. Il doppio quadrante retroilluminato è caratterizzato da ampie cifre arabe che lo rendono ben leggibile e da semplici lancette con punte arrotondate. Lo stato di conservazione è impeccabile.

Via Crispi: l’orologio del Laboratorio Orologiaio Bianchi

Via Paoli, orologio della gioielleria Piano

Moderno, quasi nuovo, e molto luminoso è l’orologio Lorentz con doppio quadrante della gioielleria Piano di Via Paoli. Installato sopra l’insegna in acciaio, alla quale è raccordato da semplici cilindri in metallo verniciato di nero lucido, è composto da un doppio quadrante con illuminazione interna nel quale le cifre sono sostituite da semplici tacche nere, raddoppiate nel caso delle ore multiple di 3. Le lancette sono semplici, con le punte assottigliate. L’orologio, se non recentissimo, è comunque in uno stato di conservazione pari al nuovo.

Piuttosto recente, installato negli ultimi anni, ma dall’aspetto vintage che ben si integra nel contesto della via Manno, è l’orologio installato sopra l’ingresso dell’orologeria Dodici24.

Via Manno: orologeria Dodici24

L’ampio quadrante circolare, racchiuso da una cornice in stile classico, si caratterizza per l’uso delle cifre romane con l’eccezione delle terze ore sostituite da quattro piccoli quadranti circolari che offrono sia ai cittadini sia ai turisti l’opportunità di conoscere l’ora di New York, Parigi, Pechino e Londra, come specificato nei sottostanti cartigli con decorazioni a motivi vegetali. Le lancette, più piccole del solito per non interferire con quelle dei quattro quadranti minori, sono del tipo “Breguet” (simile al tipo “a pera” ma con la lancetta dell’ora uguale nell’aspetto a quella dei minuti, quest’ultima comunque più lunga), parimenti a quelle dei quadranti più piccoli.

 

Laboratorio Orologiaio Palmeri

Tra le diverse orologerie cagliaritane, una menzione a parte è dovuta al piccolo laboratorio orologiaio Palmeri di via Roma. Ospitato in un piccolo chiosco da edicola, dal 1972 è un riferimento oltre che per la sua stessa clientela anche per i passanti sprovvisti di orologio che possono comunque leggere l’ora nei quadranti degli orologi grandi e piccoli ospitati nelle vetrine sui portici.
La famiglia Palmeri può vantare mastri orologiai fin dal 1932. Negli anni ’50 fu il Sig. Armando Palmeri a fondare una ditta indipendente che arrivò a Cagliari nel 1972, quasi mezzo secolo fa. Attualmente è il Signor Rosario Palmeri a gestire il laboratorio e curare le riparazioni.
Prima di passare agli orologi su palo, l’ultimo orologio messo a disposizione da un privato per il godimento del pubblico è forse quello artisticamente più accattivante ed è stato realizzato nella facciata di un’abitazione della via Tamburino Sardo, a poca distanza dalla già citata chiesa di San Giuseppe a Pirri.
Il quadrante, particolarmente ampio, è formato da piastrelle in marmo rosso al centro e in anelli a mosaico blu, bianchi e rossi, nella parte ospitante le ore (segnate da cifre romane in dodici tasselli di ceramica bianca) dove i minuti sono formati da una raggiera di 60 punte gialle. Oltre la fascia delle ore, una serie di anelli dipinti in verde, blu, giallo e rosso incornicia l’intero quadrante. Le lancette di metallo nero sono del classico stile “Breguet” con un prolungamento oltre il perno centrale concluso da un elemento circolare.

Pirri: l’orologio di via del Tamburino Sardo

Infine, in questo articolo non può non venire citato un altro genere di orologi pubblici, sebbene presente a Cagliari con soli tre esemplari: l’orologio stradale su palo.

L’orologio stradale del Corso Vittorio Emanuele II

Due dei tre esemplari sono riconducibili ad uno stesso modello prodotto dalla ditta Neri di Longiano (di cui si è parlato anche nell’articolo sui lampioni cagliaritani), la cui fondazione ha istituito anche il bellissimo Museo Italiano della Ghisa che raccoglie esemplari storici di elementi d’arredo urbano tra cui panchine, lampioni e anche orologi.
I due orologi sono installati all’inizio del Corso Vittorio Emanuele e a metà della Via Roma dal lato porto. Sono entrambi caratterizzati da una snella colonnina in ghisa con fusto scanalato e capitello di ordine composito sul quale è installato l’ampio quadrante doppio e retroilluminato sormontato da un pomolo che gli conferisce l’aspetto di un antico orologio a cipolla. Le cifre delle ore sono romane, con il IIII in numerazione additiva. Le lancette sono invece del tipo “Breguet” con quella dei minuti lavorata a traforo sulla punta.

L’orologio stradale di via Roma in quattro momenti e atmosfere differenti.

L’orologio stradale di viale Bonaria

Il terzo orologio da strada su pali è quello installato nei primi anni ‘2000 a spese della società S.o.l.e. del Gruppo Enel nel viale Bonaria. È formato da tre quadranti sostenuti lateralmente da altrettanti pali in acciaio, in cima ai quali quattro scanalature ospitano le luci per l’illuminazione notturna. I quadranti, infatti, non hanno la retroilluminazione poiché realizzati in acciaio dipinto di grigio, con lancette e ore realizzate in acciaio lucidato. Le ore non sono segnate da cifre ma da semplici tacche. Al di sotto dei tre quadranti sono disposte due vetrine pubblicitarie per l’affissione di locandine e manifesti e uno sportello nel quale è installato l’impianto elettrico dell’orologio. L’aspetto non è di per sé né memorabile né spregevole, nondimeno l’orologio non emerge da un banale anonimato moderno di gusto oltretutto superato.
Il nostro percorso tra gli orologi cagliaritani si conclude qui. Spero che la lettura sia stata di vostro gradimento e prometto di tornare presto con nuovi articoli su dettagli della nostra Cagliari. Un saluto, S.R.

 

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