Ci sono donne bellissime ed eleganti che si sporgono dai balconi di Cagliari (e dei centri limitrofi) ogni giorno, non solo Donne vere, ma anche splendide sculture in terracotta o in cemento che ormai hanno compiuto più di un secolo d’età. Si tratta di manufatti in stile Liberty realizzati tra la fine dell’800 e il secondo decennio del ‘900, un’epoca nella quale le Commissioni del Bello, fiorite un po’ in tutta Italia e anche a Cagliari, fecero sì che anche i palazzi più spogli e anonimi venissero dotati di nuove rifiniture che donassero loro un aspetto più ricco se non più dignitoso. Ecco perchè non è difficile trovare esempi di notevole decorativismo liberty in palazzi del ‘600 e del ‘700 (si pensi, ad esempio, ai palazzi Atzeni-Tedesco e Onnis-Bellegrandi in Castello).
Uno dei principi dello stile liberty fu inizialmente l’opposizione del lavoro artigianale rispetto alla produzione industriale in serie, in seguito però fu proprio il movimento liberty a fare in modo che anche gli elementi realizzati in serie avessero un loro canone estetico ben definito, ponendo così le basi per quello che oggi è il moderno design. Ciò spiega l’ampia diffusione di sculture identiche tra loro non solo in numerosi palazzi di Cagliari, ma anche nelle cittadine che la attorniano.
Come già accennato nel post sui Leoni è dunque in questo periodo storico che, nelle fornaci cittadine, vennero realizzati degli elementi destinati alla decorazione degli esterni degli edifici, elementi che assunsero le forme più svariate: dalle conchiglie alle pigne, dai leoni ai mazzi floreali, dalle foglie d’acanto agli stemmi, dai volti femminili a quelli maschili.
Il materiale d’elezione, per la sua facilità d’impiego nella realizzazione in serie, è ovviamente la terracotta e il più notevole esempio di scultura liberty in questo materiale è il Medaglione muliebre di Via Martini (del quale però si parlerà successivamente in un apposito post), caratterizzato da una raffinata resa delle trasparenze del panneggio e da un notevole realismo sia nei tratti del volto sia nelle decorazioni floreali. Non furono solamente gli artigiani che lavoravano nelle fornaci a creare opere destinate a decorare gli esterni degli edifici, in alcuni casi si può parlare di vere e proprie opere d’autore. È il caso, ad esempio, delle decorazioni in cemento del Palazzo Chapelle (che prospetta su Via Roma, via La Maddalena e Piazza del Carmine) attribuite allo scultore piemontese Giuseppe Sartorio, che realizzò – sempre in cemento – anche le decorazioni coeve del Palazzo della Dogana (oltre ai più noti capolavori marmorei del Cimitero Monumentale di Bonaria e ad altri monumenti): si tratta in particolare di una serie di putti che sorreggono festoni nel primo piano del palazzo e di splendidi volti femminili, con eleganti orecchini a cerchio, nel secondo piano. Al Sartorio vengono attribuite anche le decorazioni dell’edificio che forma l’angolo tra Piazza del Carmine e Via Sassari, assai affini a quelle del Palazzo Chapelle, tanto che i volti di Donna al secondo piano di entrambi i palazzi sono identici tra loro.
Se è vero che i volti realizzati nelle fornaci sono simili tra loro, è anche vero che venivano – di volta in volta – accompagnati da decorazioni sempre diverse che resero assai differenti tra loro i risultati compositivi: cornici a torciglione, a rosette, floreali, con greche, lisce, con gli angoli variamente decorati e inserite in aperture a volte rettangolari, altre volte centinate, e poi volute, foglie, mazzi floreali costituiscono solo una piccola parte dell’ampio repertorio decorativo che fa da cornice ai volti femminili.
I volti, nel dettaglio, sono quasi sempre quelli di Donne giovani, solamente in poche eccezioni le fattezze sono infantili (come nel caso dello stesso volto inserito in tre differenti facciate nelle Vie Oristano e San Domenico a Cagliari e in Via Giulio Cesare a Monserrato, o come in quello marcatamente infantile in una palazzina di Via San Giovanni). Le Donne raffigurate spesso hanno i capelli adornati con fiori e foglie, altre volte hanno la fronte cinta da fasce, in alcuni casi sulla loro fronte splende persino una stella: è il caso di un volto inserito nelle facciate di alcune palazzine (a Cagliari nel Corso Vittorio Emanuele II, in Piazza dell’Annunziata, in Via Sulis e Vico del Collegio, e a Quartu Sant’Elena in Via Martini) e nelle ringhiere in ferro di due balconi in Via Porcile (in quest’ultimo caso il volto è separato dalla ricca decorazione degli altri edifici sopracitati). Un volto di Donna replicato nelle facciate di palazzine in Via Iglesias, in Via San Giacomo e in Via Baylle è impreziosito da un diadema e da delle decorazioni laterali che già anticipano il movimento artistico del Decò.
Su tutti poi, spicca per l’eleganza dei tratti e la raffinatezza degli elementi che lo adornano, un volto replicato in numerosi edifici del centro storico e dell’hinterland (l’esemplare forse più noto è quello inserito nella ricca decorazione del Palazzo Atzeni-Tedesco in Via Canelles all’angolo con Vico I Lamarmora): si tratta di un volto di Donna che ha quasi l’aspetto di un’allegoria della Primavera, bellissima nelle sue fattezze giovanili e coi lunghi capelli sciolti e fluenti. Fu da subito uno dei modelli più richiesti per la decorazione delle facciate ed è quello che maggiormente si prestava ad adornare anche aperture centinate.
Un caso a parte sono i volti inseriti nelle lesene decorative agli angoli di alcune palazzine (tra le quali la Palazzina Barrago in Via Marche e il palazzo Todde di Quartu Sant’Elena), arricchiti da pendenti di notevole lunghezza terminanti in elementi a forma di foglia. Questo volto è inserito anche nel fastigio di un villino signorile in Viale Buoncammino, purtroppo però è stato eroso dagli agenti atmosferici e reso quasi illeggibile nelle sue fattezze originarie.
Rarissimi sono i casi di volti maschili, sebbene siano presenti elementi di tutto rispetto. Un solo volto di bimbo decora una palazzina in Via San Giovanni, mentre superbi volti maschili – inseriti all’interno di conchiglie e attorniati da fasci decorati con mazzi di fiori – sono visibili nelle facciate di Palazzo Valdes, e di palazzi in Via Sassari, Via San Lucifero, Via Baylle e in Piazza Sant’Elena a Quartu. Effettivamente l’Art Nouveau ha prediletto e magnificato la grazia femminile anche nel resto d’Europa, trascurando spesso le fattezze maschili anche se non mancano magnifici esempi di telamoni (tra cui quello cagliaritano del Palazzo Merello), ma fu soprattutto l’Art Decò a dare importanza anche alle figure maschili.
Di seguito, come sempre, potrete guardare un video con tutti i volti Liberty, femminili e maschili, delle facciate di Cagliari e dintorni. Spero vi piaccia, una buona visione 🙂